giovedì 19 giugno 2014

11 luglio 2014:
il Giorgi 1870 Brut Millesimato
dell'azienda Fratelli Giorgi
di Canneto Pavese

L'appuntamento estivo di OltreLaStoria rivedrà protagonista l'Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG a base Pinot Nero. Dopo le bollicine di Monsupello e Anteo, sarà la volta del Giorgi 1870 Gran Cuvée Storica Brut Millesimato, prodotto dalla Fratelli Giorgi. L'azienda di Canneto Pavese, le cui origini risalgono al 1875, è oggi una delle più note aziende vinicole oltrepadane, grazie alle felici intuizioni avute negli anni Settanta dai fratelli Gianfranco e Antonio Giorgi, il primo enologo e il secondo responsabile del marketing.

La nuova generazione, con Fabiano Giorgi affiancato dalla sorella Eleonora e dalla moglie Ileana, ha gestito successivamente il successo con intelligenza, riuscendo a coniugare una produzione superiore al milione di bottiglie con uno standard qualitativo di buon livello, che include anche etichette di riconosciuta eccellenza.

Il Giorgi 1870, dedicato al decennio che vide la nascita dell'azienda, è una di queste. Fiore all'occhiello di una quarantennale tradizione spumantistica, è un brut millesimato che riposa almeno 36 mesi sui lieviti, prodotto con uve pinot nero raccolte manualmente in cassetta in vigneti vocati a Montecalvo Versiggia, Santa Maria della Versa e Rocca de' Giorgi. Dopo aver debuttato sul mercato nel 1999, il Giorgi 1870 si è rapidamente imposto all'attenzione del mondo enoico, guadagnandosi numerosi riconoscimenti: i Tre Bicchieri del Gambero Rosso per cinque anni consecutivi (dal 2010 al 2014), i Cinque Grappoli AIS per due volte (2014 e 2013), le Quattro Rose Camune in tre edizioni di Viniplus (2014, 2012 e 2011), le Cinque Sfere di Sparkle 2014 e una candidatura agli Oscar del Vino 2013. Una continuità di risultati che testimonia il lavoro serio e ambizioso della squadra composta da Fabiano Giorgi, dal giovane enologo Matteo Olcelli e dall'esperto Alberto Musatti, la cui mano ha plasmato importanti etichette franciacortine.

Nella nostra serata, che sarà condotta come di consueto da Francesco Beghi, ripercorreremo le tappe di questi successi con una verticale dei millesimi 2009, 2008, 2007 e 2005, e degusteremo in anteprima il millesimo 2011 da bottiglie magnum sboccate à la volée in terrazza. In attesa di OltreLaStoria, potete leggere alcune recensioni presenti sul web: da quella di Franco Ziliani su Lemillebolleblog a quella di Mauro Giacomo Bertolli sull'edizione on line de Il Sole 24 Ore, dagli elogi di Massimo Zanichelli sulla webzine 3 Ricette sul Comò a quelli di Cucina e Vini, per finire con i blog Avvinando e Fratelli di Vino.

Ecco infine il menu proposto da Giorgio Liberti e Daniela Calvi:

Venerdì 11 luglio 2014 - Ore 20.30
Il Giorgi 1870 Brut Millesimato dei Fratelli Giorgi:
verticale di 4 annate

Aperitivo in terrazza
Magnum di Giorgi 1870 Brut Millesimato 2011 sboccate à la volée

Coscia di maiale cotta nel suo stampo,
tagliata tiepida al coltello e servita con purea di mele renette
Giorgi 1870 Brut Millesimato 2009

Farsulè di melanzane viola al profumo di maggiorana
Giorgi 1870 Brut Millesimato 2008

Gnocchi di patate con baccalà, pomodoro, cipollotto e olio extravergine d'oliva
Giorgi 1870 Brut Millesimato 2007

Faraona disossata con ripieno tipico dell'alta Valle Versa
Giorgi 1870 Brut Millesimato 2005

Pesca fresca cotta al forno
e servita nel suo guazzetto con gelato all'amaretto

La serata è proposta al prezzo di euro 50 (compresi vini, acqua e caffè).
I posti disponibili sono limitati e la prenotazione è obbligatoria.
Per informazioni e prenotazioni: 0385.99726 (Ristorante Prato Gaio).

OltreLaStoria è un progetto di Matteo Berté, Francesco Beghi, Giorgio Liberti e Roger Marchi.

Roger Marchi

sabato 7 giugno 2014

La Barbera Roncolongo
dell'azienda agricola Bisi:
appunti dalla serata del 28/03/2014

Febbraio 2001. L’allora quarantenne Francesco Beghi si reca al Prato Gaio in occasione di un compleanno. Gli viene consigliato dal titolare Giorgio Liberti un vino che non ha mai incontrato prima. Si tratta della Barbera Roncolongo 1998 dell’Azienda Agricola Bisi di San Damiano al Colle, al confine con il Piacentino. È amore a prima vista.

Marzo 2014. Ne sono passati di anni, e di vendemmie. Ed eccoci qui, di nuovo al Prato Gaio, di nuovo con il Roncolongo. Di nuovo con il 1998, che nel frattempo si è evoluto in cantina 13 anni, mentre i suoi successori prendevano vita assieme alla consapevolezza di Claudio Bisi, titolare dell'azienda. La consapevolezza di avere tra le mani un vino per certi versi unico, diverso ogni vendemmia eppure sempre legato da un filo conduttore che lo rende immediatamente riconoscibile.

Proprio per questo motivo, la scelta delle quattro annate da presentare nella serata di OltreLaStoria non è stata facile. Scontata la presenza del 1998 - un applauso a quei produttori capaci di serbare le vecchie annate - e del 2009, ovvero l'annata attualmente in commercio, c’era tutto un mondo da scoprire in mezzo. Dopo la memorabile verticale completa fatta con Claudio due anni fa in azienda e quella con Claudio e Roger in vista della serata, dopo un lungo ballottaggio tra 2007 e 2005 optiamo per quest’ultimo nonché per l’anomala annata 2002 - anomala spiegheremo in seguito perché.

Claudio Bisi è un tipo schivo - lo scriviamo una volta sola perché è talmente schivo da non volere neppure che si scriva di lui che è schivo. La cosa assurda, però, è che questo suo vino sia appena sfiorato dall’informazione vinicola: se ne trova traccia a fatica su Internet, e non sempre qualche presunto solone del settore ne parla come meriterebbe. Sicché siamo ben contenti di riempire una volta ancora il ristorante con la promessa del Roncolongo e di un menu particolarmente succulento.

Oltre a Danilo Gatti di World Wine Passion, ci fa piacere ospitare per la prima volta a OltreLaStoria Matteo Marenghi, giornalista ed ex direttore del Consorzio Tutela Vini dell'Oltrepò Pavese, e diversi rappresentanti dell'associazione Enocuriosi, guidati da Enrico Crespi dell'enoteca I Crespi di Pavia.

E - a testimonianza della stima di cui Claudio gode fra i colleghi - sono presenti anche diversi produttori della regione: dal giovane Stefano Calatroni a Sandro Torti, a Marzia Cordini (grande amica di OltreLaStoria) e Maria Teresa Quaquarini.

Inizia la serata: presentazione emozionale da parte mia e rigorosa da parte di Claudio, asciutto nel corpo e nello spirito. Il Roncolongo nasce da un vigneto posto ad un'altitudine di 180 metri su terreni calcarei. L'inerbimento è spontaneo, le rese sono basse, la raccolta delle uve, che avviene nel momento della piena maturazione polifenolica degli acini, è effettuata manualmente in cassetta. Le uve raccolte sono scrupolosamente selezionate a mano sul tavolo di cernita in azienda. Il mosto resta anche 30 giorni sulle bucce e la fermentazione è ottenuta tramite lieviti indigeni. Il vino non subisce alcuna filtrazione o chiarifica e si affina successivamente in barrique nuove di quercia francese per 15-18 mesi ai quali seguono altri 12 mesi di affinamento in bottiglia.

Terminate le doverose precisazioni tecniche, si parte! Il cotechino con sformato di Parmigiano Reggiano fa venire l’acquolina in bocca e così il Roncolongo 2009, giovane ed esuberante, dal colore impenetrabile, ricco nella materia fruttata, profumato e netto con la sciabolata acida tipica della Barbera, lungo e promettente nella prospettiva dell’invecchiamento. Caratteristica peculiare, sulla quale concordano tutti, è che non sembra un vino che trascorre molti mesi in barrique nuove; quel sentore di vaniglia che rende tanti, troppi vini quasi caricaturali e tutti uguali fra loro, qui è appena accennato in sottofondo.

Nel frattempo si versa nei bicchieri il Roncolongo 2005. Per il primo piatto, il risotto con ragù di anatra, occorre aspettare un po’, e ciò è bene: dà modo al vino di aprirsi nel bicchiere e a tutti noi di seguirne la complessa evoluzione aromatica. Inizialmente un po’ chiuso, escono poi le note balsamiche, le spezie, il frutto del vitigno che inizialmente pare un po’ come sedato, la liquirizia, la caramella al rabarbaro, quella quadrata piatta dei nonni, e poi la potenza in bocca che non penalizza l’eleganza, con un rigore varietale e un finale lunghissimo. Un vinone, certo, ma aggraziato, che tende inevitabilmente a sovrastare la delicatezza del piatto.

Veniamo dunque all’anomalia: il Roncolongo 2002. Che non è un Roncolongo, a dispetto di quanto riportato sul tappo. Perché in quella piovosissima annata Claudio, non soddisfatto fino in fondo di quanto finito in bottiglia, decise di declassare il vino e non commercializzarlo come Roncolongo. Col passare degli anni, però, quelle poche bottiglie rimaste in cantina - mentre la massa era andata ad arricchire la Barbera Pezzabianca (cioè la Barbera base dell'azienda), hanno preteso di riacquistare una propria dignità.

E in questa circostanza capitavano proprio a fagiolo, visto che il menu contemplava un piatto intermedio - il surbir di ravioli - prima del gran finale. Ed eccolo, dunque, questo vino reietto, un “piccolo” Roncolongo, certo non ampio e ricco come quelli delle annate migliori, tuttavia riconoscibile, preciso, varietale, con accenti di frutta e floreali (viola), un po’ monolitico inevitabilmente, comunque una Barbera più che gradevole a undici anni dalla vendemmia.

Il gran finale: cinghiale stufato con polenta e quel Roncolongo 1998. Che risponde sempre “presente!”, ogni volta che lo si assaggia - chissà ancora per quanto tempo. Evoluto, maturo, ma sempre lui, affascinante, con il frutto che si fa confettura e i sentori terziari che prendono il sopravvento, la liquirizia, l’inchiostro, il rabarbaro, il colore che non cede, la profondità, le note quasi di idrocarburo. Inutile sottolineare il perfetto sposalizio con il piatto.

Infine, Claudio riserva un’altra sorpresa per gli ospiti: la sua Malvasia Passita Villa Marone 2010 offerta come extra ad accompagnare la zuppetta di ananas profumata allo zenzero.

Un ringraziamento particolare all’amico Danilo Gatti che, stante le mie imperfette condizioni fisiche per influenza, ha cortesemente acconsentito a condurre la degustazione in mia vece.

Francesco Beghi

Ringraziamo Mauro Rossini per le fotografie