Giugno 2012 – settembre 2015: dopo oltre tre anni, per la diciottesima edizione di OltreLaStoria si ritorna da dove abbiamo cominciato, ossia al Riesling Vigna Martina di Isimbarda e al più che mai barbuto e ursino enologo veronese Daniele Zangelmi (oggi affiancato in azienda dal giovane Mauro Suario). All’epoca si doveva ancora mettere a punto la formula delle serate e soprattutto capire se avrebbero funzionato; i 28 presenti ci parvero un inizio promettente. Adesso siamo avvezzi al tutto esaurito con una costante (e premiante) presenza di persone provenienti da altre province: fin qui, dunque, missione compiuta.
Anche questa volta non sono mancati gli ospiti e abbiamo così ritrovato con piacere amici di lunga data di OltreLaStoria, come Alberto Alfano di Slow Food e del blog RieslinGarten, Riccardo Modesti della guida Vini Buoni d'Italia e Filippo Zaffarana, ex delegato AIS di Pavia, oltre ad alcuni produttori oltrepadani come Stefano Calatroni e Antonio Dellabianca.
Daniele Zangelmi ha poi calato l'asso, invitando Giuseppe Vaccarini, oltrepadano di nascita, già presidente dell’AIS (il mio diploma del 2000 porta la sua firma) e prima ancora miglior sommelier del mondo ASI nel 1978, fondatore e attuale presidente dell’ASPI (Associazione della Sommellerie Professionale Italiana). Insieme a Vaccarini, anche Claudio Maspes, docente ASPI.
Ma veniamo ai vini: le annate sono diverse rispetto a tre anni fa (anche perché due non esistevano ancora), con l'unica eccezione del 2007. Si parte con il Vigna Martina 2014, abbinato a un'insalata di lingua con pomodori secchi, pane tostato, capperi e olio extravergine d'oliva, novità 2015 del menu autunnale del Prato Gaio.
Piatto curioso, che va a incastrarsi alla perfezione con l’esuberante acidità del vino, la sua sapidità giovanile, le note balsamiche, agrumate e floreali. Un risultato non facile da ottenere in un’annata disgraziata come si è rivelata il 2014 in Oltrepò.
Il Vigna Martina 2013 parla tutt’altro linguaggio. Pieno e robusto, profumato di fiori secchi, mentuccia e zafferano. Mentre lo degustavo in sala ricordo di averlo definito "statico", suscitando, a fine serata, i rimbrotti di Alberto Alfano, il quale, invitato a prendere la parola, ne ha invece decantato le doti senza riserve.
Va detto che nella degustazione condotta prima della serata in azienda, in un torrido fine luglio, mi aveva convinto molto di più. Come ho avuto modo di scrivere altre volte, il riesling renano, quando inizia a evolvere dopo un paio d’anni di gioventù, attraversa una fase intermedia più o meno lunga alquanto ambigua, e le bottiglie dello stesso vino possono trovarsi differenti e indecifrabili.
Di certo, questo 2013 ha una lunga e prosperosa vita davanti e ha ben battagliato con la spettacolare sfera ripiena di acciughe, ricotta, erbe e pinoli ideata da Patrizio Diana, gastronomo e chef spesso presente (e prezioso) nel dietro le quinte di OltreLaStoria, e chiamata "Le acciughe fanno il pallone" in omaggio a una canzone di Fabrizio De Andrè.
Con il dorato Vigna Martina 2007 si torna su terreni più saldi. Le note fruttate fresche di tre anni fa non sono svanite, si sono semplicemente evolute in qualcosa di più secco; così quelle balsamiche, deviate verso altri sentori più complessi tra i quali è uscito prepotente il cappero, circondato da una vena salmastra molto intrigante e da una mineralità emergente. In questo caso è stato il vino che ha surclassato il delicato risotto con caprino del Boscasso al profumo di lime e timo.
Infine, il Vigna Martina 2006. Il colore è sempre dorato, la bocca sempre piena, ma l’annata più favorevole – così come per il 2005 degustato la volta precedente – ha favorito l’equilibrio. Miele, calore, sole, macchia mediterranea, sapidità – e nerbo acido, sempre, che lascia intuire ulteriori possibilità di evoluzione, visto che l’idrocarburo si avverte appena sul finale. L’arrosto morbido di coniglio di cascina con pere cotte nel suo intingolo era la morte sua. Per questa degustazione ho lasciato la parola a Giuseppe Vaccarini, che ha guidato gli ospiti con il consueto rigore didattico.
Alla fine, un classico del Prato Gaio, la marinà – zuppetta di susine cotte in vino e spezie – e chiacchiere e discussioni protrattesi fino a tarda notte.
Francesco Beghi
Ringraziamo Mauro Rossini per le fotografie