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martedì 12 novembre 2013

Il Buttafuoco Storico
di Giulio Fiamberti:
appunti dalla serata del 25/10/2013

L’esperienza, questa volta, per me è nuova: assente giustificato causa influenza, racconto l’ottava serata di OltreLaStoria in contumacia grazie alle testimonianze e agli appunti del fido Roger Marchi, jolly prezioso della nostra iniziativa.

Il Buttafuoco, dunque: nome evocativo, vino ostico, difficile da spiegare e da comprendere. Il Club del Buttafuoco Storico, di cui l’azienda Fiamberti è fra i fondatori, impone la vinificazione congiunta delle uve che concorrono a farne parte - croatina, barbera, uva rara, ughetta di Canneto - con i relativi problemi dovuti ai differenti tempi di maturazione. Questo per motivi storici, appunto: un tempo i vigneti erano misti, le piante mischiate fra loro e la raccolta separata impossibile anche volendo. I vigneti nuovi naturalmente non sono più impiantati così. Tuttavia, dato che le vigne del Buttafuoco sono poste in piccole, ripide, strette vallate con escursioni termiche molto differenti tra bricchi e fondovalle, l’escamotage più comune è quello di piantare la croatina, dalla buccia più spessa e dalla maturazione più tardiva, in cima al vigneto e la barbera, più precoce, alla base per preservarne l’acidità peculiare ed evitarne la sovramaturazione. Fine della parentesi tecnica.

Mentre si stappa il Fiamberti Brut, Metodo Classico 100% pinot nero, OltreLaStoria accoglie con grande piacere dal Piemonte Guido Ceste della casa vinicola Ceste di Govone d'Alba e Alessandra Destefanis di Merum, oltre ad amici come Gabriele Scalici e Francesco Cannizzaro del blog Appunti di Degustazione e Stefania Padroggi dell'azienda Cà del Gè di Montalto Pavese, che ha presentato da poco il suo Buttafuoco Fajro.

Una quarantina di persone si accomoda ai tavoli per assistere come di consueto alla tenzone tra i bicchieri e i piatti ammanniti da Daniela Calvi. Si va a incominciare. Data l’assenza del sottoscritto, si sfrutta la competenza di alcuni ospiti per condurre la degustazione delle quattro annate di Buttafuoco Storico proposte. È consolante sapere che Giorgio Liberti rimarcherà più volte nel corso della serata il fatto che la mia assenza non si è per nulla fatta sentire.

Roger introduce brevemente la serata e Giulio Fiamberti, attuale titolare dell'azienda, ripercorre la storia vinicola della propria famiglia, mostrando con orgoglio un documento che data al 1814 l'acquisto della Vigna Solenga. I Fiamberti hanno sempre valorizzato le uve di questo cru: nella cantina dell'azienda abbiamo visto bottiglie del 1949 stoccate come "Vigna Solenga" ancora senza il marchio aziendale, ma con un'etichetta recante l'anno. E nel primo catalogo Fiamberti del 1966 ritroviamo infatti il Solenga, "vino ottenuto da uve maturate sulle colline più solatie". Non a caso, al momento della fondazione del Club del Buttafuoco Storico nel 1996, la vigna prescelta dai Fiamberti sarà proprio la Solenga. Dopo alcuni cenni al disciplinare interno del Club, si parte.

Primo Buttafuoco della serata è il Vigna Sacca del Prete 2007, giacché la Vigna Solenga è in fase di reimpianto e tornerà a produrre Buttafuoco Storico dal 2014. Giulio spiega che nel corso degli anni l'esperienza ha consigliato di aumentare l'affinamento del vino a 5/6 anni (2 in legno) contro gli iniziali 2/3. In cattedra Maurizio Barone, vecchio amico nonché Consigliere Nazionale FISAR e tifoso del Buttafuoco Storico. Vino ancora giovane, mostra notevole acidità e un tannino bello, ancora molto presente. Il colore è intenso, quasi impenetrabile: del resto l’Oltrepò è una terra che dà colore ai vini. Al naso appare molto chiuso inizialmente, poi si apre pian piano: prima sensazioni eteree, poi spezie, confettura di frutta rossa. Piena rispondenza gusto-olfattiva e buona piacevolezza di beva nonostante la struttura e l’elevato grado alcolico (14,5%). L’abbinamento con il cotechino risulta perfetto.

Si salta di quattro anni e si arriva al Vigna Solenga 2003, degustato dal nostro Matteo Bertè. Nasce da una vendemmia estremamente calda, quando le uve sono state raccolte anche con 10-15 giorni di anticipo. Al naso presenta inizialmente un filo di riduzione e note eteree, poi lascia spazio a una buona complessità, con note sovramature tipiche, ma piacevoli: è confettura di frutta rossa, non frutta stracotta. Emergono anche una componente balsamica (tipica della Valle Solinga) e sentori di tartufo e fungo secco. In bocca è piacevole, con un bell’equilibrio fra eleganza e potenza e un tannino ammorbidito ma ancora ben presente. La zuppa di ceci con costine di maiale è un bel piatto ma un Buttafuoco così potente tende a sovrastarlo.

Si passa così al Vigna Solenga 2000: la degustazione è introdotta da Guido Ceste, che confessa il suo stupore nei confronti del Buttafuoco, vino che "non avrà l'eleganza dei vini a base nebbiolo piemontesi", ma che se la gioca sulla generosità, uscendo bene anche sulla distanza, come testimoniano i tredici anni vissuti egregiamente dal Vigna Solenga 2000. Tocca poi a Giulio Fiamberti in persona degustare il suo vino: al naso prugna sotto spirito, confettura di frutti rossi, spezie (pepe), liquirizia, note terziarie di caffè, tabacco. Ancora vivo, morbido, mantiene struttura e pienezza, ma anche una buona bevibilità. Affascinante l’abbinamento con un piatto di stagione come il risotto con zucca e funghi porcini secchi.

Danilo Gatti di World Wine Passion ospite ormai fisso delle nostre serate, si accolla l’onere e l’onore di condurre la degustazione del Vigna Solenga 1998. Questa la sua descrizione: vino integro, sano, pulito, raffinato. Al naso, dopo un’iniziale riduzione, arrivano sentori eterei, poi terziari con una nota di inchiostro di stilografica e per ultima la frutta, mora sotto spirito. Un vino ricco, denso, ma non “marmellatoso” né piacione. Il colore, per essere un vino di 15 anni, è ancora vivo, intenso, senza unghie granata. Sorprendente l'omogeneità cromatica con le annate più giovani. I tannini sono perfettamente amalgamati e l’alcool, pur presente (sono tutti vini di elevata alcolicità), appare come compresso, non compromettendo la beva. In bocca mostra grande integrità, lunga persistenza e ancora buona piacevolezza di beva. La guancia di manzo brasata al Buttafuoco con polenta macinata a pietra del mulino Bruciamonti è la morte sua.

La serata si conclude con il salame di cioccolato con mandorle, pistacchi e albicocche secche accompagnato dal Buttafuoco Chinato Ambrosia. Come il nettare degli dei, certo, ma anche un gioco di parole in omaggio ad Ambrogio Fiamberti, il padre di Giulio, che sornione ha tenuto sotto controllo la serata dietro i suoi occhi azzurri.
À bientôt!

Francesco Beghi

Ringraziamo Mauro Rossini per le fotografie



Cartina del territorio di Canneto Pavese tratta da
"Canneto e la sua storia attraverso... le cartoline. Vol. 1" di Pietro Del Monte.

lunedì 14 ottobre 2013

25 ottobre 2013:
il Buttafuoco Storico
dell'azienda Giulio Fiamberti
di Canneto Pavese

L'ottavo appuntamento con OltreLaStoria sarà il primo dedicato a una delle più tipiche espressioni della viticoltura oltrepadana: il Buttafuoco, vino prodotto da vitigni autoctoni (Croatina, Barbera, Uva Rara e Ughetta di Canneto) in una ristretta area dell'Oltrepò orientale, delimitata dai torrenti Scuropasso e Versa. Solo sette comuni possono fregiarsi della DOC Buttafuoco: Broni, Canneto Pavese, Castana, Cigognola, Montescano, Pietra de' Giorgi e Stradella.

Protagonista della serata sarà l'azienda Giulio Fiamberti di Canneto Pavese, presente sul mercato con propria etichetta dagli anni Sessanta, ma forte di una tradizione vitivinicola risalente addirittura ai primi dell'Ottocento. L'azienda figura fra i soci fondatori del Club del Buttafuoco Storico, associazione nata nel febbraio 1996 con l'obiettivo di valorizzare e promuovere il Buttafuoco come rosso fermo da lungo invecchiamento. Una scelta precisa e ambiziosa, quella del Club, che si è confrontata con una tradizione tutt'altro che omogenea, fatta di vini ora "spumeggianti" ora fermi a seconda dell'estro del produttore o per l'imprevedibilità della natura, e spesso non pensati per riposare a lungo in cantina. Per fare un solo esempio, nel suo libro "I Vini d'Italia" del 1961, Luigi Veronelli scrive della "abbondante schiuma" del Buttafuoco di Broni, Stradella e Canneto Pavese, mentre Paolo Verdi, eccellente produttore di Canneto Pavese, ci ha raccontato tempo fa che il Buttafuoco prodotto dal padre era fermo. E il recente disciplinare del 2010, che sostituisce quello del 1970 e che ha fatto del Buttafuoco una DOC a se stante ("Buttafuoco dell'Oltrepò Pavese o Buttafuoco DOC"), continua a prevedere la versione frizzante accanto a quella ferma.

Rispetto al disciplinare della DOC Buttafuoco, il regolamento del Club del Buttafuoco Storico prevede significative differenze. Le principali sono le seguenti:
• il Buttafuoco Storico può essere prodotto solo nella versione ferma;
• il Buttafuoco Storico deve nascere da una singola vigna;
• la vigna deve essere identificata come storicamente vocata alla produzione di Buttafuoco;
• la vinificazione delle uve deve essere congiunta (il Buttafuoco Storico è pertanto un assemblaggio di uve e non di vini);
• la vendemmia deve essere manuale;
• l'invecchiamento deve essere di almeno 3 anni, dei quali almeno uno in legno;
• il Buttafuoco Storico deve ricevere una valutazione di almeno 80/100 (secondo la scheda della UIOE) da parte della Commissione di Cantina del Club per fregiarsi del marchio.
Il Buttafuoco Storico è infine immediatamente riconoscibile grazie alla particolare bottiglia con il marchio del Club, il numero progressivo della bottiglia e una valutazione della qualità dell'annata espressa con il simbolo del fuoco (da un minimo di tre a un massimo di sei fuochi).

Giulio Fiamberti presenterà a OltreLaStoria tre annate del Buttafuoco Storico Vigna Solenga, prodotto con le uve dell'omonima vigna sita nella piccola Valle Solinga, di proprietà della famiglia Fiamberti fin dal 1814. Reimpiantata attorno al 1920 da Pietro Fiamberti, bisnonno di Giulio, è attualmente in via di nuovo reimpianto a causa delle difficoltà estreme di lavorazione. Del Vigna Solenga, prodotto dal 1996 al 2006, degusteremo le annate 2003, 2000 e 1998. La serata sarà invece aperta dalla prima annata del Buttafuoco Storico Vigna Sacca del Prete, ottenuto da un vigneto sito nella Valle Praga, che fu di proprietà della Curia e che venne acquisito definitivamente dalla famiglia Fiamberti negli anni 90.

Venerdì 25 ottobre 2013
Il Buttafuoco Storico di Giulio Fiamberti:
verticale di 4 annate


Ecco il menu proposto da Giorgio Liberti e Daniela Calvi:

Aperitivo
con Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero DOCG Fiamberti Brut

Cotechino caldo con sformato di topinambur
Buttafuoco Storico Vigna Sacca del Prete 2007

Zuppa di ceci con costine di maiale
Buttafuoco Storico Vigna Solenga 2003

Risotto con zucca e funghi porcini secchi
Buttafuoco Storico Vigna Solenga 2000

Guancia di manzo brasata al Buttafuoco
con polenta di farina macinata a pietra del Mulino Bruciamonti
Buttafuoco Storico Vigna Solenga 1998

Salame di cioccolato con mandorle, pistacchi e albicocche secche
Buttafuoco Chinato Ambrosia

La serata è proposta al prezzo di euro 50 (tutto compreso).
I posti disponibili sono limitati e la prenotazione è obbligatoria.
Per informazioni e prenotazioni vi preghiamo di telefonare al ristorante Prato Gaio (0385.99726).

OltreLaStoria è un progetto di Matteo Berté, Francesco Beghi, Giorgio Liberti e Roger Marchi.

Roger Marchi